Cappuccetto
Rosso in rima
Ai
margini d'un bosco, in una casettina, insieme alla sua mamma
viveva una bambina: Carlotta Melerancia, Giuditta Saltafosso, più
nota con il nome di Cappuccetto Rosso.
Infatti
sulla testa portava a tutte l'ore un grazioso cappuccio tinto di
quel colore. Ognuno ha le sue fisse, di ciò non dico un'acca,
ma quella ragazzina era un po' bislacca!
Un
bel giorno d'estate, suonato il mezzodì, la mamma disse ad un
tratto: "Bambina vieni qui. Ho messo nel cestino
quarantatre frittelle, un pollo, una pagnotta, duecento
caramelle, un tacchino ripieno e infine una frittata per la
povera nonna che è sola e ammalata.
Portale
tutto quanto, ma poi ritorna lesta, ci son mille pericoli se vai
per la foresta!" Cappuccetto obbediente, s'avviò per il
viale trascinando quel cesto del peso di un quintale; intanto
rifletteva, con un po' d'apprensione: "Son certa che la
nonna farà un'indigestione!"
A
quel tempo non c'era nemmeno la corriera ed arrivò nel bosco
ch'era già quasi sera. " Morir per la stanchezza non trovo
giudizioso, per questo ora mi siedo e un poco mi riposo".
Pensò
queste parole la nostra Cappuccetto, di certo consigliata da
qualche diavoletto; sedette poi bel bella sotto un ippocastano.
Ma
all'improvviso accadde qualcosa d'assai strano: si fece viola il
bosco silente ed irreale, apparve poi dal nulla un tizio
eccezionale: minaccioso, peloso, dallo sguardo un po' cupo, ma
nemmeno poi tanto, trattandosi d'un lupo.
"Buonasera"
lui disse con tono assai furbesco, "il momento è ideale
per prendere il fresco". Cappuccetto pensò: "Ma che
tipo screanzato, parlarmi senza essersi prima presentato!"
Quasi
che il lupo avesse letto nel suo pensiero, s'inchinò a
Cappuccetto con fare salottiero: "Mi chiamo Osvaldo Lupo,
son guardia forestale". "Che strano avrei giurato lei
fosse un animale!" rispose Cappuccetto, ed arrossì
confusa, dicendo sottovoce parole alla rinfusa.
Ridendo
e raccontando gustose barzellette passarono i minuti, si fecero
le sette. Poi disse Cappuccetto:" Adesso ho proprio fretta:
c'è tanta strada ancora e nonna che mi aspetta. Malata e senza
cena sarà triste e depressa". Fu allora che il furbastro
propose la scommessa: "Chi primo dalla nonna giunge a
destinazione vince il resto di nulla più la
soddisfazione."
"Accetto
volentieri!" rispose la bambina e con il cuor contento firmò
la sua rovina. Intanto il lupo Osvaldo, veloce come un treno,
raggiunse la nonnina in un battibaleno. Entrò nella casetta e
senza esitazione della dolce vecchierella fece un unico boccone.
S'aggiustò
la cuffietta, gli occhiali e lo scialletto e attese che
arrivasse l'ignara Cappuccetto. Passata un'ora disse: "Mi
son dato alla fuga, ma questa ragazzina sembra una tartaruga! Ho
corso a più non posso come un motore turbo; a prendermela
comoda sarei stato più furbo."
In
questa vana attesa trascorsero due ore e cresceva in Osvaldo
intanto il malumore. "Certo sarà perduta, ferita, forse
morta!" si preoccupava il lupo, quand'ecco, dalla porta,
qualcuno dette piano un rapido colpetto.
"Chi
è?" domandò il lupo. "Io sono Cappuccetto!"
"Entra pure mia piccina, di certo sarai stanca!"
"Ti confesso, nonnina, ho il fiato che mi manca... ma le
tue belle guance son diventate irsute, è proprio peggiorato il
tuo stato di salute!" "Ho solo il mal di testa e la
pressione bassa, ma se mi dai un bacino scommetto che mi
passa".
"Nonnina
la domanda spero non ti dispiaccia, perché hai tanti peli sulle
mani e sulle braccia? E come mai mi guardi con questo gran
cipiglio? E perché la tua mano somiglia ad un artiglio? I tuoi
denti nonnina, sono lunghi ben due spanne, non avertene a male,
ricordano le zanne. E quegli occhi da folle quel nasone schiacciato!".
"Insomma
Cappuccetto, mi sono bell'e stufato! Cominciamo a chiarire che
io, malgrado tutto, sarò forse malvagio, ma non di certo
brutto. E poi le tue domande mi han proprio innervosito, e a me
l'arrabbiatura concilia l'appetito".
Dette
queste parole, senza nessun rimorso, il lupo Cappuccetto divorò
in un sol morso. Infine soddisfatto del pranzetto abbondante, di
botto Osvaldo cadde in un sonno pesante. Se ne stava a ronfare
da numerose ore quando passò per caso un baldo cacciatore; a
sparar col fucile era proprio negato, ma è facile colpire un
lupo addormentato.
Così
il povero Osvaldo di botto si svegliò con sulla pancia un buco
grande come un oblò, da cui vennero fuori, con finale ad
effetto, un cervo, uno scoiattolo, la nonna e Cappuccetto.
Quest'ultima
che odiava essere divorata al lupo prontamente diede una
gran pedata che la povera bestia assai malconcia e pesta, in men
di un secondo spedì nella foresta.
La
fiaba a dire il vero, sia detto per inciso, prevedeva nel finale
che il lupo fosse ucciso. Però quel lupo Osvaldo, sebbene un
po' selvatico, era un tipo gioviale, tutt'altro che antipatico.
E
poi di lupi veri, sappiam bene in fondo, ne son rimasti pochi in
questo nostro mondo; per questo volentieri gli salviamo la vita.
E adesso arrivederci, la favola è finita.
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