Progetto continuità

scuola infanzia-primaria

a.s. 2009/2010
Dirigente Scolastico Dott.ssa Maria Antonella Timpano

 

 

 

Venerdì, ventisei febbraio 2010, nel plesso Francesco Sofia Alessio è stato avviato il progetto continuità tra la scuola

 dell'infanzia e la scuola primaria.

Gli alunni della classe prima, sezione A,  hanno accolto i bambini della scuola dell'infanzia "Giovinazzo", accompagnati

 dall'insegnante Franco Grazia.

Sono stati programmati degli incontri mensili e delle attività di scambio tra gli alunni dei due ordini di scuola.

Nel corrente anno scolastico l'attività è stata centralizzata sui diritti e sfociata anche sui doveri dei bambini, muovendo

 dalla visione del filmato della tradizionale fiaba di Cappuccetto Rosso.

La proiezione del video si è conclusa con la discussione, l'invito agli alunni ad esprimere le loro considerazioni e l'analisi

 delle varie sequenze della favola.

 I piccoli alunni hanno compreso che i bambini hanno  tanti diritti: diritto alla vita, ad un nome, ad una nazionalità, alla

 protezione contro ogni forma di violenza, ad una casa, al cibo, all'igiene, al gioco, alla salute, all'attenzione, alle cure di

 una famiglia, allo studio, all'informazione, all'uguaglianza...; ma anche dei doveri, come seguire i consigli dei genitori,

 delle maestre, di chi li aiuta a crescere, di accettare e rispettare gli altri, la diversità, le aule , gli oggetti e i locali

 scolastici, di studiare e stare attenti, di rispettare le regole, ...

L'attività di verbalizzazione e rappresentazione col disegno delle sequenze narrative in un lavoro comune,

l' identificazione del diritto che ciascuna rappresenta, la lettura della divertente fiaba in rima e della Convenzione sui

 diritti del fanciullo hanno stimolato l'interesse degli alunni di classe prima verso le varie proposte didattico-educative che

 hanno coinvolto diverse discipline.

Nella scuola dell'infanzia l'attività ha avuto come sfondo integratore la fiaba di Hansel e Gretel. I bambini con le

 sequenze narrative hanno realizzato un cartellone murale e un mini libro.

 

 

 

 

 

 

 

Cappuccetto Rosso in rima

Ai margini d'un bosco, in una casettina, insieme alla sua mamma viveva una bambina: Carlotta Melerancia, Giuditta Saltafosso, più nota con il nome di Cappuccetto Rosso.

Infatti sulla testa portava a tutte l'ore un grazioso cappuccio tinto di quel colore. Ognuno ha le sue fisse, di ciò non dico un'acca, ma quella ragazzina era un po' bislacca!

Un bel giorno d'estate, suonato il mezzodì, la mamma disse ad un tratto: "Bambina vieni qui. Ho messo nel cestino quarantatre frittelle, un pollo, una pagnotta, duecento caramelle, un tacchino ripieno e infine una frittata per la povera nonna che è sola e ammalata.

Portale tutto quanto, ma poi ritorna lesta, ci son mille pericoli se vai per la foresta!" Cappuccetto obbediente, s'avviò per il viale trascinando quel cesto del peso di un quintale; intanto rifletteva, con un po' d'apprensione: "Son certa che la nonna farà un'indigestione!"

A quel tempo non c'era nemmeno la corriera ed arrivò nel bosco ch'era già quasi sera. " Morir per la stanchezza non trovo giudizioso, per questo ora mi siedo e un poco mi riposo".

Pensò queste parole la nostra Cappuccetto, di certo consigliata da qualche diavoletto; sedette poi bel bella sotto un ippocastano.

Ma all'improvviso accadde qualcosa d'assai strano: si fece viola il bosco silente ed irreale, apparve poi dal nulla un tizio eccezionale: minaccioso, peloso, dallo sguardo un po' cupo, ma nemmeno poi tanto, trattandosi d'un lupo.

"Buonasera" lui disse con tono assai furbesco, "il momento è ideale per prendere il fresco". Cappuccetto pensò: "Ma che tipo screanzato, parlarmi senza essersi prima presentato!"

Quasi che il lupo avesse letto nel suo pensiero, s'inchinò a Cappuccetto con fare salottiero: "Mi chiamo Osvaldo Lupo, son guardia forestale". "Che strano avrei giurato lei fosse un animale!" rispose Cappuccetto, ed arrossì confusa, dicendo sottovoce parole alla rinfusa.

Ridendo e raccontando gustose barzellette passarono i minuti, si fecero le sette. Poi disse Cappuccetto:" Adesso ho proprio fretta: c'è tanta strada ancora e nonna che mi aspetta. Malata e senza cena sarà triste e depressa". Fu allora che il furbastro propose la scommessa: "Chi primo dalla nonna giunge a destinazione vince il resto di nulla più la soddisfazione."

"Accetto volentieri!" rispose la bambina e con il cuor contento firmò la sua rovina. Intanto il lupo Osvaldo, veloce come un treno, raggiunse la nonnina in un battibaleno. Entrò nella casetta e senza esitazione della dolce vecchierella fece un unico boccone.

S'aggiustò la cuffietta, gli occhiali e lo scialletto e attese che arrivasse l'ignara Cappuccetto. Passata un'ora disse: "Mi son dato alla fuga, ma questa ragazzina sembra una tartaruga! Ho corso a più non posso come un motore turbo; a prendermela comoda sarei stato più furbo."

In questa vana attesa trascorsero due ore e cresceva in Osvaldo intanto il malumore. "Certo sarà perduta, ferita, forse morta!" si preoccupava il lupo, quand'ecco, dalla porta, qualcuno dette piano un rapido colpetto.

"Chi è?" domandò il lupo. "Io sono Cappuccetto!" "Entra pure mia piccina, di certo sarai stanca!" "Ti confesso, nonnina, ho il fiato che mi manca... ma le tue belle guance son diventate irsute, è proprio peggiorato il tuo stato di salute!" "Ho solo il mal di testa e la pressione bassa, ma se mi dai un bacino scommetto che mi passa".

"Nonnina la domanda spero non ti dispiaccia, perché hai tanti peli sulle mani e sulle braccia? E come mai mi guardi con questo gran cipiglio? E perché la tua mano somiglia ad un artiglio? I tuoi denti nonnina, sono lunghi ben due spanne, non avertene a male, ricordano le zanne. E quegli occhi da folle quel nasone schiacciato!".

"Insomma Cappuccetto, mi sono bell'e stufato! Cominciamo a chiarire che io, malgrado tutto, sarò forse malvagio, ma non di certo brutto. E poi le tue domande mi han proprio innervosito, e a me l'arrabbiatura concilia l'appetito".

Dette queste parole, senza nessun rimorso, il lupo Cappuccetto divorò in un sol morso. Infine soddisfatto del pranzetto abbondante, di botto Osvaldo cadde in un sonno pesante. Se ne stava a ronfare da numerose ore quando passò per caso un baldo cacciatore; a sparar col fucile era proprio negato, ma è facile colpire un lupo addormentato.

Così il povero Osvaldo di botto si svegliò con sulla pancia un buco grande come un oblò, da cui vennero fuori, con finale ad effetto, un cervo, uno scoiattolo, la nonna e Cappuccetto.

Quest'ultima che odiava essere divorata  al lupo prontamente diede una gran pedata che la povera bestia assai malconcia e pesta, in men di un secondo spedì nella foresta.

La fiaba a dire il vero, sia detto per inciso, prevedeva nel finale che il lupo fosse ucciso. Però quel lupo Osvaldo, sebbene un po' selvatico, era un tipo gioviale, tutt'altro che antipatico.

E poi di lupi veri, sappiam bene in fondo, ne son rimasti pochi in questo nostro mondo; per questo volentieri gli salviamo la vita. E adesso arrivederci, la favola è finita.

 

 

Diritto a vivere in pace con i bambini di tutto il mondo

http://www.ilpaesedeibambinichesorridono.it/images/dizionario_animali/diritti/uguaglianza/PE03213_.gif

 


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